I burn, I shiver, out of this sun, into this shadow

è ormai tradizione che ogni fine d’anno rilegga il Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere. l’occasione è proprio il volgere dell’anno secondo il calendario gregoriano. un passante chiede al venditore di lunari se potendo rinascere vorrebbe rivivere la stessa vita, e quando lui risponde di no, il primo riflette sul fatto che la vera felicità è sempre futura, perché quella passata non esiste più, né quella presente è possibile. e dunque sempre alla fine di dicembre ci ammantiamo di buoni propositi perché ci illudiamo che i trecento giorni a venire saranno in qualche modo migliori. ma il segreto è che nessuno lo sa. alcuni giorni saranno migliori, altri saranno peggiori, e le circostanze di ognuno sono soggette ai casi della fragile materia di cui siamo fatti: il corpo e i suoi bisogni. possiamo controllare in minima parte quello che ci succederà, e anche quando possiamo agire lo facciamo condizionati dalle circostanze. saremo felici l’anno venturo? per quanto mi riguarda è irrilevante.

ti invidio

per un momento ho visto con pace e serenità d’animo la nostra distanza.

sei a miami a fare il bagno, e mi mandi foto che speri suscitino invidia. perché? mi ferisci, sai bene che non posso godere di quella spiaggia con te, né ora né mai. il divario si allarga, e sei tu ad allargarlo.

non posso girare il mondo con gli aerei, perché la mia condizione sociale e personale non me lo permette, e tu lo sai bene. semplicemente non te ne curi. allora ricordavo bene.

come ti rappresento nella calma del mio freddo umile e materno letto che non posso lasciare? vedo bene che godere il sole e i bagni al mare su una spiaggia lontana ti rende felice, e credo che ciò sia vero per te. ma insinuando che mi trovi nell’invidia è molto classista, anche se con intento goliardico (ma pulcinella…): in questo modo crei tra noi un dislivello mettendoci su piani diversi: tu nell’alto dei cieli della plutocrazia dove è desiderabile stare il più a lungo possibile perché non c’è altro bene; io in basso, nella fogna della povertà da cui bisogna fuggire a tutti i costi.

leggo questo tuo timore nei miei confronti le rare volte in cui ci siamo incontrati. ecco perché mi fuggi. io sono il silenzio e la povertà, la condizione umana del bisogno, dell’indigenza, la prospettiva della necessità sistematica. e tu, come tutti quelli che hanno interiorizzato il capitalismo, ne hai orrore, ma allo stesso tempo ne sei attratto. ecco cosa ti attrae in me: il sublime caduco all’ombra delle radici.

non importa chi invidia chi. ma c’è un fatto incontestabile. siamo più che mai lontani. nulla ci può avvicinare, e il peggio è che tu sei milioni di persone, tu rientri nella maggioranza. ero così felice di averti vissuto di nuovo, che ho dimenticato la realtà. ora la realtà materiale è venuta a reclamare la sua verità, e non posso far altro che seguirla.

sii felice, se felice mai visse nato mortal.

l’anno sta passando

30 anni, secondo il computo convenzionale, dal 1989. il mio tempo interiore mi dice invece che dal giorno in cui sono nato sono passati circa nove secoli, tanto mi sento carico.

ma il 2019 è il primo anno di cui sentirò un po’ la mancanza, perché è stato un anno bellissimo per me, pieno di cose strane, nuove e meravigliose. ho un po’ paura per il fatto che ancora mi rimane da vivere, ma ormai non ho più paura del tempo che passa. non ho imparato nulla nei 365 giorni, come ogni individuo della mia specie; sono semplicemente felice di aver vissuto meglio rispetto ai miei standard. non c’è alcuna morale nello sfogliare la memoria recente, se non la consapevolezza di essere un privilegiato rispetto a milioni di persone, e che tali privilegi spesso non sento di meritarli.

bellezza imperfetta

perché con lui ho trovato l’unione perfetta di spirito e materia, carne e idea, sesso e trascendenza. come ogni esperienza umana non può che essere stata resa imperfetta dalle condizioni dello spaziotempo al sussistere della Bellezza.

lontananza

la crisi di ieri sera mi ha sottratto un po’ delle belle emozioni che avevo sentito qualche sera fa e che si riproponevano a ondate il giorno dopo. ora lo guardo come un bel sogno, lontano lontano, e irrealizzabile. il tempo, questo misero effimero tempo di tre giorni, e la distanza di un oceano e due continenti ci tengono lontani. forse è la lontananza che ci terrà vicini stavolta.

nichilismo

Non importa nulla di quello che vedo. Sono arrivato alla conclusione, sebbene la mia esistenza non sia ancora conclusa, che il genere umano debba estinguersi al più presto possibile, sebbene anche questo, nello schema cosmico non importi nulla lo stesso. È il nulla che importa, sebbene cerchiamo di dare un senso a tutto perché ci siamo evoluti così. Cara stella nostra, quando inizierai la fase finale della tua vita e inizierai a inghiotterci? Quando finirà questo universo e inizierà il prossimo? Trovo confortante che alla fine della vita non sapremo nulla di niente: entreremo nel vuoto e lì non soffriremo più, fino alla fine del tempo. ma finirà il tempo? sono domande che ogni tanto mi pongo, senza alcun motivo. dobbiamo dare un motivo per forza a tutto, perché solo in questo modo non cadremo in depressione.

sconforto

che simpatiche le pagine fintonichiliste e superciniche gestite da profili superinnamorati supersposati superfelici che possono trascorrere con i partner tutto il tempo che vogliono, davvero, siete simpaticissimi e vi auguro tutta l’estinzione possibile. stasera sono amarissimo, è vero. stasera esce fuori l’anima nera anzi verde invidia vera che ho nel profondo a causa di me stesso. sono io che mi sono causato la tristezza, io che ho buttato via le prime cose belle. ma mi sento così, e lo accetto. domani andrà meglio, forse. sicuramente dato che lavoro da mattina a sera avrò meno occasione di riflettere e penare e pensare. l’ozio di questi tre giorni a casa è una condanna. quando mi muovo ed esco di casa e sono occupato in faccende triviali come l’occupazione lavorativa sto un po’ meno peggio, insomma essere in regime di produttività allevia il senso di smarrimento, angoscia e dolore intellettivo. dovrei trovare un altro scopo come fidanzarmi e sposarmi per trovare una ragione per vivere, ma anche allora saprei che ogni sforzo è vano, vanità su vanità. allora apro i canti di leopardi, e sto meglio. almeno condivido i miei sentimenti con qualcuno che sa trovare le parole giuste e canta per me quello che non posso esprimere ad alta voce. ma non sono abbastanza produttivo, dato che non ho un lavoro a tempo pieno. neanche un’occupazione part time mi distoglie dal pensiero dell’abisso. ieri piangevo di felicità, oggi piango di sconforto. neanche dario può darmi quello che non riesco a darmi da solo, il sostegno e la convinzione che ogni dolore è futile e innecessario, sebbene limitato nel tempo. è il dolore che mi ha rovinato, e scelte sbagliate,come rimanere a casa di mia madre. nulla mi fa sentire più distante da lui che guardarmi allo specchio, e guardare come sono vestito e le cicatrici che ho addosso. sono un campo di battaglia che combatte una lotta vana. nessun amore riuscirà a salvarmi, o a cambiare la mia vita. è difficile affrontare la vergogna di esistere. perché non dovrei esistere in effetti. se la natura avesse fatto il suo corso non dovrei essere sopravvissuto, e questa stanchezza di essere uno scherzo di natura è più di quanto possa sopportare, almeno oggi.

agenìa

la mia stirpe è stata condannata a lottare contro demoni invisibili.

la mia progenie sarà condannata a non soffrire, perché non ho alcuna progenie fisica. i miei discendenti spirituali invece sono gli eterni secondi, le ultime scelte altrui, i rifiutati, i disadattati, deboli, fragili, coloro che avranno bisogno di molti più abbracci che pezzi di carta per sopravvivere.

buon proposito

il mio proposito per l’anno nuovo, già entrato da qualche rotazione: basta chiedermi se vado bene agli altri e iniziare a chiedermi se gli altri vanno bene a me.

mi sembra di averlo già fatto questo proposito, ma stavolta ho la forza di metterlo in atto. sono più importante per me stesso di quello che credo nei momenti bui, e siccome ho iniziato ad amarmi devo smetterla di accomodarmi ai desideri altrui.