In evidenza

Questa enciclopedia ha un genere

«Ispirandoci al principio che “tutto è politico”, sosteniamo che tutto è di genere. Questa enciclopedia è un processo continuo per dimostrare questa affermazione. Ci proponiamo di descrivere il funzionamento, la storia e gli aspetti di genere di tutte le cose che compongono il nostro mondo, dagli oggetti quotidiani ai pregiudizi istituzionali. Alcune storie possono sembrare banali, ma si inseriscono in uno schema più ampio. Ci auguriamo che questo schema diventi evidente sfogliando l’enciclopedia.»

dalla sezione about del sito This is gendered

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Man•Free•Do

Il titolo di quest’articolo vuol significare l’uomo libero fa. L’uomo è inteso nel senso maschile del termine; non l’antropo. Ma cosa fa l’uomo libero?

Egli non sa quello che non sa; perciò qualcun dovrà pur dirglielo. Se un uomo maschio è libero può liberare altri uomini maschi. I mezzi degeneri di questa raccolta hanno l’ambiguo e perverso scopo di liberare gli uomini e gli antropi che verranno.

DALL’AUTORE AI MEZZI DEGENERI: MAN•FREE•DO

Diversə è chi (si) diverte con la propria unica dose di privilegi sociali.

Personalmente ho avuto il privilegio di accedere alle risorse che condivido in ordine alfabetico, nello spirito della piena autonomia e intersezione l’una dentro e con l’altra.

Attraversando e incrociando questi e altri mezzi degeneri l’identità non sarà mai tale per sempre: dipende dalle circostanze che toccano in sorte e quelle che andiamo a scegliere; dipende anche da chi sarà destinatariǝ della nostra cura. 

Penso che se non fossi così poco audace avrei già pubblicato un libro. In campagna dove vivo siamo tuttǝ isolatǝ l’un dall’altr, perfino chi vive nel centro abitato. Ma per costruire un mondo degenere come l’hanno pensato le utopie femministe non basta sapersi individualmente al sicuro.

«Dopo tutto, quasi metà delle idee che ci facciamo degli altri sono grottesche. Servono ai nostri propositi privati.» – Virginia Woolf

«Nel mondo in frantumi dei miei vent’anni non dovevo cercare alcun perché all’esistere, mi sarebbe bastato trovare un per chi. Sposa di qualcuno, madre di chiunque, io non sapevo cosa fosse la vocazione a essere me. […] raccontare non sarà mai più un gioco da bambini.» – Michela Murgia

«Il mondo non cambia: perché provarci? … Ho accettato che potrei non vedere mai il cambiamento che voglio. Ma ho anche capito che io sono cambiata, che il modo in cui guardo il mondo si è evoluto perché qualcun altro ha detto o fatto cose che mi hanno aperto nuovi orizzonti. … cerco di essere un riferimento affettuoso e non giudicante per le ragazze più piccole, di amplificare la loro voce. Cerco sponda nelle persone che conosco e con cui condivido la visione del mondo, maschi e femmine e quello che ci sta in mezzo.»
«Mi accontento di non attaccare le persone, in particolare le altre donne, per l’aspetto fisico, le abitudini sessuali, le scelte personali che non mi riguardano.» – Giulia Blasi 

Il potere di istituzioni come le religioni monoteiste non è proporzionale al numero di persone che ci crede, ma al numero di persone che non gli si oppone attivamente. È come con le scoregge: quando una cosa fa troppo schifo non puoi fare finta di niente. Non si bestemmia per insultare dio: si bestemmia per scuotere la morale religiosa. Ogni bestemmia è una sfida all’insensatezza antropologica dei teismi.

«Ognuno ha i suoi traumi, i suoi babau e le persone che gli stanno sul cazzo per i motivi più svariati. Figurarsi quando si è femministi, e quindi necessariamente un po’ rompicoglioni» perché «il femminismo non si siede al tavolo con il patriarcato: il femminismo lo rovescia, il tavolo.» «Il pensiero patriarcale è un pensiero debole, che non accetta contraddittorio e mal sopporta la dialettica. Non si sa confrontare, ha paura, cerca la censura e la repressione.» «E il resto dell’anno? Che fate, voi uomini che l’otto marzo ci sollevate magnanimi dai nostri obblighi familiari? Che genere di rispetto insegnate ai vostri figli? Davvero pensare che la sottrazione della violenza — non aggredire, non picchiare, non insultare le donne — sia sufficiente? Cos’è: volete una medaglia, perché non picchiate nessuno?» – Giulia Blasi, again

«Presta attenzione e valuta i discorsi e le esperienze delle persone di origine africana e di altre etnie. Riconosci l’autorità e la conoscenza di queste persone sui temi dell’oppressione e della discriminazione. Tenete a mente questo: se il razzismo non ha un impatto sulla vostra vita, forse, invece di negarne l’esistenza, è meglio ascoltare con umiltà e apertura. Anche se questo vi mette a disagio. … Con l’abbondanza di risorse disponibili, l’ignoranza non è più una scusa valida.» – Desirée Bela Lobedde

Elucubrazione dell’autore.

Un commento apparso sul blog Abbatto i Muri mi è parso racchiudere il nocciolo di millenni di patriarcato: l’INVIDIA DELLA VAGINA. è evidente che qualcuno sia mosso anche da una invidia inveterata nei confronti della capacità del ‘tipico’ sesso femminile di procreare E ANCHE darsi piacere. è una combinazione esplosiva di poteri che spinge a regolare e tentare di sottomettere il femminile; come se gli womini dicessero: anch’io voglio avere queste capacità incorporate: generare vita E ANCHE piacere! ma. ma. come la vecchia storia della volpe che non arriva all’uva e che cerca di distruggere il vigneto o regolarne la produzione secondo desideri repressivi, quelle persone che perpetuano i dettami del patriarcato invidiano l’aspetto dell’anatomia femminile con cui ci si può dare piacere E generare vita.

Eppure eppure, è sempre in quel luogo [la scuola] che «i corpi, i sentimenti, la sessualità, sono considerati fuori tema». Ma emozione e apprendimento non sono agibili distintamente: vale per le passioni così come per il disagio. La pandemia l’ha denunciato con forza solo a volerla ascoltare. … In questo compito immane le pratiche femministe, quindi, sono determinanti per la costruzione di una comunità che rimetta al centro il desiderio. Solo insieme (studentə, docenti, genitori, cittadinanza) possiamo dare forme nuove a una prospettiva di futuro, che altro non è se non la società in cui vogliamo vivere. – effimera.org

In queste liste degeneri c’è una piccola parte del mio percorso; perché se con la cultura “non ce se magna”, sicuramente ci si vive più leggery e in armonia con il mondo.

«Teniamolo a mente: il patriarcato si nutre della nostra ansia, della nostra insicurezza. Fare quello che ci va del nostro corpo, a qualsiasi età, è un gesto punk» perché «inventarsi è un diritto di ciascunə. Nel contesto del patriarcato l’identità è un parametro eterocostruito: nel femminismo l’identità è un elemento di costruzione del sé che passa necessariamente dall’autoriconoscimento.»  – Giulia Blasi & Marcia Tiburi

Il movimento delle lotte femministe quindi è «il desiderio di una democrazia radicale.»

Non ho inserito la fonte delle citazioni dentro «queste virgolette» affinché chi legge approfondisca il concetto espresso in esse documentandosi in autonomia. È anche uno dei motivi per cui chi legge farà fatica a scorrere le liste per intero; nessun ha mai detto che far politica sia facile. Ma ne vale la pena se alla fine TUTTY lo fanno. Anche perché le fonti degeneri sono in tre lingue: italiano, inglese (EN), spagnolo (ES).

impulso oggieri

Impulso di scrittura giornaliero
Descrivi un cambiamento positivo che hai apportato nella tua vita.

mi riservo di rispondere a quest’impulso domani, mentre oggi salvo la domanda come bozza.

di cambiamenti ne attraverso da quel dì, e quelli positivi spesso hanno la faccia di cambiamenti negativi; nel senso che sento proprio una dimensione cosmica che crolla. ma se sopravvivo vuol dire che infondinfondo non sono stati cambiamenti negativi. qui e oggi però butto giù un elenco di cambiamenti positivi in assoluto; domani li dettaglierò:

  1. essermi sbattezzato a.k.a. non appartenere più alle legioni vaticane
  2. aver abbracciato la spiritualità pagana grazie al Fuso della Strega
  3. aver smesso di fumare
  4. aver cambiato corso di studi universitari (ne ho già scritto con l’alias epentesi)
  5. aver scelto un’ottima compagnia telefonica (che sembra) non truffaldina: Iliad
  6. frequentare con gratitudine un laboratorio di teatro settimanale

oops! me ne avevi chiesto solo UNO? che mariuolo sono!? ma il sottofondo musicale cyberpunk ambient scrolla dal torpore le mie sinapsi, quindi mi butto a capofitto nella confessione digitale.

manifesto per un’educazione degenere

la cultura attuale insegna ai maschi a NON far le femminucce. il mio femminismo zen e io, ascoltate miriadi di voci, ci pregiamo di dissentire e di voler ribaltare questo costume.

FAI LA FEMMINUCCIA, a dispetto di quello che ti insegnano i patriarchi. Impara ad affrontare tutte ma proprio tutte le tue emozioni.

PRENDITI CURA DELLA CASA: pulisci periodicamente tutte le stanze; passa l’aspirapolvere; lava i piatti manualmente; stendi il bucato; impara a cucinare per altry.

PRENDITI CURA DI TE STESSO: accendi la radio o la tua musica preferita e balla davanti allo specchio; fai meditazione; mangia cibi sani; cammina in un bosco, da solo o in compagnia.

questo articolo verrà aggiornato man mano che mi vengono in mente cose quotidiane.

il maschio del quarto millennio sarà femminista, o non sarà.

Magister sum

ho deciso di prendere in mano questo conto ParolaStampa e dedicarmi a riempirlo di cose di Linguistica; quindi ho creato un altro blog, stavolta di Linguistica: Magister Henry son io!

codesto pephuka lo lascerò per imparare a leggere i Tarocchi, insieme ai taccuini dalla copertina glitterata. iam Magister Linguarum sum!

da settembre la mia tariffa si alzerà a 20€ orarie; così magari potrò gustarmi meglio la mezz’età.

7 quadri: apprezzerò i risultati degli sforzi fatti.

XX il giudizio: una chiamata porterà a nuova consapevolezza; una trasformazione produrrà liberazione da blocchi

6 spade: otterrò aiuto per uscire da una situazione spiacevole

frassino invernale (sossopra): calo energetico • problemi circolatori • stress • lacrime • crisi

Tarik 2023

l’anno che vorrei scrivere non prende in considerazione il calendario cristiano, ma quello rivoluzionario francese. questo è l’anno 231 dopo la Rivoluzione.

torno su questo spazio dopo tre anni *emoji faccia stupefatta* ed numerose esperienze.

sono in salute da quando non lavoro più tutti i giorni per ore e ore al giorno.
toh, che groundbreaking scoperta: il capitalismo fa male all’anima!

finalmente hanno deciso che è necessario vendere il casolare tanto bistrattato dalle intemperie nella Valle se non vogliamo essere sommerse di tasse.
chissà se ci riusciremo entro l’anno.

ho cominciato da novembre a prendere in mano i Tarocchi; finora maneggio tre mazzi adorabili.

l’ottavo compleanno del dolce nipote mi rende evidente quanto i giorni siano lunghi come istanti per noi formiche di terra.

pensavo che questo blog fosse vuoto… e invece ci ritrovo memorie care e piacevoli degli anni passati.
volevo farcire questo blog della novella che sto scrivendo… e invece creerò un altro blog, dedicato solo alla scrittura.

se scrivo qui lo faccio per le mie posteri: Tarik, Tami, Claudia e Angy, se lo vorranno. troverete queste memorie fresche di digitazione.

how to stay silent so others can stay comfortable

e se invece fingere il sentimento amoroso (che non ho mai visto se non per allucinazione) non fosse molto diverso dal fingere di divertirsi a una festa? non mi divertivo quasi mai alle feste, ma dovevo farlo per salvaguardare la faccia altrui, per mettere gli altri a loro agio, per non far loro pensare che anche solo una persona non fosse grata di partecipare a quell’evento. è una delle prime regole del manuale per giovani introversi: fingere di stare a proprio agio così che gli altri possano stare a loro agio. potrei fingere benissimo, da dietro uno schermo si è capaci di tutto.

questa è la storia di uno come me, il quale non aveva molti amici, e per noia, per scommessa, per generale sdegno verso l’umanità intera decise di innamorarsi per gioco; ma rimase un gioco proprio fino alla fine, non come si vede nelle pellicole quando alla fine A si innamora per davvero di B con una rivelazione che ci aspettavamo da quando il regista inizia a concentrarsi insistentemente sulle interazioni tra i due. nessun gioco poteva durare in eterno con uno come me, e infatti quando mi stufai di giocare sparii completamente come materia in un buco nero. avevo conosciuto M come era consuetudine allora nella comunità – che di comunità aveva solo la generica caratteristica di assemblaggio casuale nel periodo della bella stagione. invece degli sguardi avevamo codici di accesso, e invece di sospiri nient’altro che immagini con messaggi. questo era rimasto tra noi, ed eravamo completamente soli. niente altro che una casella quadrata in cui rigirarsi e contorcersi, fino a smarrire il senso del perché ci eravamo rinchiusi lì dentro. a stare dentro caselle, spazi di significato e quindi di esistenza stretti come uno schermo di raziofono o si impazzisce o si diventa della stessa forma e della stessa sostanza della casella. quindi eccoci qui, a guardare immagini che solleticano la vista ma non l’intelletto, ed è anche così che mi innamorai della materia oscura di un B qualunque. tanto valeva trovarselo economicamente agiato perché una forma di materialismo era sempre benvista dalla società in cui vivevo. ci frequentammo, ci piacemmo e iniziammo a convivere, a casa sua nella periferia est della città.

dearest

questa è più che una lettera; è un esperimento. il voi è l’unica persona che rende una persona allo stesso tempo familiare e lontana, proprio come un ricordo; quindi è così che mi rivolgerò, per parlarvi attraverso lo schermo dei ricordi. i messaggi non sono il mezzo ideale per gli amanti perché arrivano davanti agli occhi come fulmini, e bruciano i significati delle parole di cui hanno bisogno per nutrire le speranze. le lettere invece sono più discrete e richiedono più tempo perché ivi i discorsi sono più ampi e si spera meno soggetti all’effimero. per questi motivi vi sto scrivendo questo esperimento di elettera… per ridurre la distanza che inevitabilmente si è aperta tra noi. sono trascorsi molti momenti da quei giorni in cui si ruppe qualunque cosa eravamo, e da allora molte cose sono cambiate, sono rimaste e si sono perse. è la vita, dicono, e dobbiamo abitarla.

uno strumento

ancora una volta il destino di uno strumento appeso alla decisione di forze più grandi di lui. le vane speranze che aveva ragione di nutrire sono state distrutte da una piccola frase musicale che ha scaricato il barile in faccia all’armatore. poiché non era amicodi, né figliodi, né parentedi, né amantedi nessuno si accollava la briga di valutare positivamente il suo contributo, benché certo minuscolo rispetto ai grandi fiati o percussioni. poiché produceva musica appena percepibile alle alte temperature doveva addirittura ringraziare che qualcuno tempo fa avesse posato lo sguardo per un attimo sulla sua imboccatura.