how to stay silent so others can stay comfortable

e se invece fingere il sentimento amoroso (che non ho mai visto se non per allucinazione) non fosse molto diverso dal fingere di divertirsi a una festa? non mi divertivo quasi mai alle feste, ma dovevo farlo per salvaguardare la faccia altrui, per mettere gli altri a loro agio, per non far loro pensare che anche solo una persona non fosse grata di partecipare a quell’evento. è una delle prime regole del manuale per giovani introversi: fingere di stare a proprio agio così che gli altri possano stare a loro agio. potrei fingere benissimo, da dietro uno schermo si è capaci di tutto.

questa è la storia di uno come me, il quale non aveva molti amici, e per noia, per scommessa, per generale sdegno verso l’umanità intera decise di innamorarsi per gioco; ma rimase un gioco proprio fino alla fine, non come si vede nelle pellicole quando alla fine A si innamora per davvero di B con una rivelazione che ci aspettavamo da quando il regista inizia a concentrarsi insistentemente sulle interazioni tra i due. nessun gioco poteva durare in eterno con uno come me, e infatti quando mi stufai di giocare sparii completamente come materia in un buco nero. avevo conosciuto M come era consuetudine allora nella comunità – che di comunità aveva solo la generica caratteristica di assemblaggio casuale nel periodo della bella stagione. invece degli sguardi avevamo codici di accesso, e invece di sospiri nient’altro che immagini con messaggi. questo era rimasto tra noi, ed eravamo completamente soli. niente altro che una casella quadrata in cui rigirarsi e contorcersi, fino a smarrire il senso del perché ci eravamo rinchiusi lì dentro. a stare dentro caselle, spazi di significato e quindi di esistenza stretti come uno schermo di raziofono o si impazzisce o si diventa della stessa forma e della stessa sostanza della casella. quindi eccoci qui, a guardare immagini che solleticano la vista ma non l’intelletto, ed è anche così che mi innamorai della materia oscura di un B qualunque. tanto valeva trovarselo economicamente agiato perché una forma di materialismo era sempre benvista dalla società in cui vivevo. ci frequentammo, ci piacemmo e iniziammo a convivere, a casa sua nella periferia est della città.