la fermata

mi sono avvicinato alla fermata dell’autobus, era mezzodì e l’aria non pizzicava più della nebbia del mattino. una donna dal vestito a fiori, che sembrava la gemella di zia Virginia, si è avvicinata per chiedermi se quella fosse la direzione giusta. non credo di essermi emozionato subito, ma poco a poco. Le risposi di sì e non pensai più di tanto alla sua figura alta e sottile, dato che era così familiare… mi emozionava stare lì davanti alla sua incarnazione in carne ed ossa, e come per un desiderio telepatico inespresso sull’autobus si sedette vicino a me (mi domandai se l’avrebbe fatto se non avessi indossato la camicia) e mentre si toglieva la mantella di lana – era proprio freddo – l’autobus fece una frenata brusca e per poco lei non cadde sul sedile opposto al mio. ripresasi dallo sbandamento mi lanciò un’occhiata a metà tra divertito e spaventato come per dire "c’è mancato poco". guardava con insistenza il telefono e dal nulla mi chiese "sai quante fermate per via romania? devo andare alla scuola L". purtroppo non sapevo dove fosse, quindi le ho consigliato stupidamente di usare un’applicazione. un ragazzo seduto sul lato opposto le suggerì che da dove era salita contavano più o meno 12 fermate, quindi sarebbe dovuta arrivare quasi al capolinea. si fecero entrambi una risatina di sottecchi e lo scambio finì lì. quando accennò che la sua meta era l’università L. ebbi un colpo: ero appena uscito dalla libreria, ed ero colmo dell’emozione dei riassunti delle quarte di copertina che avevo preso e rilasciato, come ubriaco: quella donna era proprio Virginia Stephen che prendeva l’autobus per andare a tenere una conferenza sulle donne e la letteratura, e di lì a un paio d’anni l’umanità avrebbe beneficiato della sua opera grazie a A room of one’s own.

mano

what to write around hands?

  • Look at yours. What have they accomplished? What do you hope they’ll do next?
    • le mie mani mi danno tutti i giorni sollievo prostatico e piacere genitale; mi procurano orgasmi autonomi di un’intensità che sento crescere mese dopo mese. costruisco scene a occhi chiusi e le mani le mettono in pratica con una leggera frizione continuativa.
  • Tell us about a time someone lent you a hand, or a time you were a helping hand for someone else
    • mia madre e le mie sorelle mi danno sempre una mano, nei modi in cui possono. mi hanno sostenuto sia fisicamente che spiritualmente durante l’ultima degenza in ospedale.
  • Create a post with your hands: share a sketch, or a photo of handwritten text.
  • Is there something you’ve always wanted to try your hand out? What holds you back? Tell us about it.
    • vorrei essere in grado di poter scrivere con la penna anche con la mano destra senza creare scarabocchi

Diano sanpietro

secondo giorno a Diano, il paese multiplo. Marco e Franca sono gli sposi che mi ospitano nell’appartamentino di lei: Marco è deliziosamente anarchico, mentre mi azzardo a dire che Franca è autisticamente autentica. Luca è loro amico, ed entrambi sono meravigliosamente spartani, in un senso riccamente ruspantico. L’anima snob che è in me si sarebbe lamentata dell’ambiente piccolo e angusto, ma dopo un giorno mi sono affezionato alla loro ospitale umanità.

la sera del primo gennaio 2022 Marco mi ha portato con sé nella sua officina nella parte Marina di Diano. è un locale di 200 mq affollato di ogni utensile immaginabile: Marco è un artista dell’artigianato. il suo aspetto closciar è una superficie essenziale, è una persona ammirevole.

pasto

un pasto delizioso che ho consumato in questi giorni? non saprei scegliere, tutto ciò che mangio mi sembra delizioso. e il fatto che in questi giorni di quarantena devo mangiare per forza a casa rende l’attività ancora più speciale perché appunto devo preparare io stesso i pasti, quindi scelgo solo ciò che mi piace. un pasto particolarmente buono sono state le pizze di una settimana fa (potrei mangiare tutti i giorni la pizza!). dunque con mamma e sorema abbiamo preparato quattro teglie con tipi diversi di pizza e l’abbiamo gustata accompagnandola con un paio di bicchieri di birra fresca (ovviamente!). la pizza fatta in casa, dato che ci sono abituato fin da piccolo, per me ha un sapore speciale… per questo adoro tanto anche preparare l’impasto.

ispirazione: discover prompts day 5

terrificante

sensazione di stranezza:
paura di essere troppo

di dire troppo e rimaner nulla

paura di fare altro

terrore di dare altro
che non sia me

ogni rapporto così

terrificante

intorpidito

oggi e durante la settimana precedente
non ho voglia di fare niente
mi rintrono sulla poltrona col pc
e navigando sulla rete passo il dì

sarà l’effetto dell’encefalite erpetica
di non riuscire a dedicarmi ai libri
solo fare spuntini voglio, mangiare cose buone
e in cucina c’è sempre di che nutrirsi
non ho altro passatempo qui dentro
che guardare la finestra e spizzicare lento
le pasticche vanno giù durante i pasti
e il bagno è il mio migliore confidente
di giorno ma soprattutto di notte.

vorrei poter uscire e incontrare le amiche
ma la legge ha detto che è pericoloso
ma se solo tutte credessimo alla legge
come io credo alla parola dei religiosi
morale, etica, che brutta piega avete preso
specie umana, perché mi costringi?
lasciami andare così intorpidito

che fai lassù in europa?

ieri sera mi eri accanto mentre tentavo di addormentarmi sdraiato su un lato in posizione fetale. ma non mi riusciva di addormentarmi, perché appunto mi eri accanto. ma non volevi rispondere alle domande che ti facevo, domande che si fanno alle persone care con cui non ci si incontra fisicamente da molto tempo. che fai? dove sei? ma soprattutto: come stai? hai preoccupazioni, problemi? ti diverti, esci di casa per uscire con amic* o ti è proibito dalle leggi? ma ho mai fatto queste domande a mie* amic*? o aspettavo che me ne parlassero loro? ma devo farlo con lui, almeno, che si è sempre sdraiato come un raggio di sole sul mio letto, e l’ha scaldato come un amante a cui si scrive poesia quando è lontano. questa non è poesia, ma quando penso a lui penso in versi; non ne posso fare a meno. il pensiero di lui scalda talmente il pensiero che non c’è altro modo possibile di pensarlo.

le domande ai tarocchi

non ho assolutamente alcuna cognizione dei dubbi su me stesso che potrei esplicitare a qualcuno mai visto di persona ma solo contattato via messaggi elettronici. certo, ho dubbi su me stesso… ma sono dubbi che non richiedono domande. oltretutto… non sono capace di fare domande per chiedere consiglio; non sono capace di chiedere consiglio, ecco. non sono mai riuscito a chiedere consiglio a chi avevo vicino, figuriamoci superate le trenta primavere. ma l’ho fatto, e il risultato è stato interessantissimo: l’affascinante profeta mi ha letto come un libro per bambini… nel senso che è fin troppo facile costruirmi dopo aver ciarlato per oltre un mese via messaggi. sarà stato il caso o degli stereotipi che ha usato per descrivermi e darmi consigli? sicuramente ne decostruirò la sintassi, ma posso ipotizzare con certezza che almeno non l’abbia fatto per scopi pecuniari come tanti ciarlatani che cercano visibilità sui mezzi di comunicazione di massa.

15 febbraio

non ho rinunciato all’idea di tenere questo diario, solo che i giorni precedenti sono stati un delirio di schifo e melma fisica e psicologica. non voglio più tornare a pensarci, anche perché oggi che è un altro giorno mi trascino dietro gli effetti del nervosismo in un mal di testa atroce che non passa neanche con la tachipirina. se non è un rimedio, digitare sarà almeno una distrazione. nel frattempo l’amico lontano mi tormenta con gesti virtuali che rifiuto di netto. non voglio la sua vicinanza. ho chiesto rimborso per i biglietti che ho comprato per andare da lui il prossimo fine settimana. non ho alcuna voglia di attraversare la penisola per ritrovarmi a fare sesso con uno sconosciuto. non è quello che volevo, non è quello che voglio.